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Tsavo una notte nella savana africana del Kenya



Sono passati ormai cinque anni da quel magico settembre. Quell'estate avevamo le idee molto confuse sulla meta da raggiungere durante le nostre vacanze. Non ricordo affatto male nel dire che abbiamo scelto il Kenya come destinazione ultima, quasi un ripiego, rispetto a tutte le altre alternative che avevamo scartato per problemi di budget.
Beh ! Non che non avessi mai sognato la savana e proprio quella del Kenya, quindi non posso che dire ... ottimo ripiego !!

Nonostante sia passato un pò di tempo i ricordi di quei giorni sono ancora molto vivi nella mia mente. Acquistammo un soggiorno in uno dei Resort di Watamu, un villaggio sulla costa a 25 Km a sud di Malindi e 120 Km a nord di Mombasa.
Il Temple Point, all'epoca gestito da un noto tour operator, vi era un'ambiente molto carino, confortevole, gestito in maniera discretamente allegra e coinvolgente.
La mia esperienza è abbastanza datata, ma ho fatto qualche ricerca in rete e devo dire che la bellezza del posto è rimasta intatta.

La struttura principale è a qualche centinaio di metri dalla spiaggia privata, raggiungibile percorrendo una stradina nel parco del villaggio, all'interno del quale sono dislocati i vari bungolaws. Nel parco vi sono molte scimmiette che vivono in libertà e si avvicinano ai bordi delle piscine e ai punti di ristoro, attratte dalla presenza dell'uomo. La spiaggia privata è accessibile anche da una strada esterna, per questo nonostante la vigile presenza delle guardie, è meta ambita dei "beach boys". Questi attendono con ansia gli ospiti del villaggio per vendere loro escursioni, souvenirs o semplicemente per fare conoscenza e magari chiedere qualche oggetto, tipo magliette, jeans, ciabatte .. Vi sono anche molti ragazzini che, anzichè andare a scuola, si aggreggano ai ragazzi più grandi. Si possono fare tante conoscenze più o meno gradevoli, talvolta ci si può fare rubare il cuore da uno di questi ragazzini.
Ogni giorno è possibile raggiungere una spiaggia vicina, con una navetta messa a disposizione dal villaggio o facendo una bella camminata a piedi.
La "Spiaggia lunga" , una lunghissima distesa di sabbia bianchissima e "farinosa", dove è possibile fare lunghe camminate, stendersi al sole o sfruttare la bassa marea per inoltrarsi a piedi verso l'orizzonte, fino a raggiungere zone in cui l'acqua è caldissima, scaldata dalle correnti o dal sole che, nell'acqua molto bassa, crea effetto Jacuzzi.

Ma in un paese come il Kenya non si può assolutamente fare solo soggiorno balneare e soffermarsi a lungo in una struttura del genere, è un vero spreco. Basta organizzarsi bene e utilizzare il villaggio come base per effettuare delle brevi escursioni.
Non ci si può certo perdere un safari nella savana.




Il parco più vicino a Watamu è lo Tsavo. Raggiungibile in qualche ora di macchina, è possibile organizzare mini safari di due giornate, trascorrendo almeno una notte nella savana, circondati da predatori, prede e animali mastodontici come gli elefanti africani e i bisonti.
 
Con una superficie complessiva di 21.812 km², lo Tsavo è il più grande parco naturale del paese. Appartiene a un sistema di parchi adiacenti che include il parco nazionale delle colline Chyulu, la riserva naturale di Ngai Ndethia e la riserva naturale di South Kitui, per una superficie totale complessiva di oltre 23.000 km². Il parco fu aperto nell'aprile del 1948 e nel maggio dello stesso anno venne suddiviso, ai fini amministrativi, in parco nazionale dello Tsavo orientale (Tsavo East National Park) e parco nazionale dello Tsavo occidentale (Tsavo West National Park). I due parchi sono divisi dalla strada che va da Nairobi a Monbasa (la A109) e dalla ferrovia, parte della Uganda Railway costruita dagli inglesi alla fine del XIX secolo. Entrambi sono amministrati dal Kenya Wildlife Service. Il centro abitato più vicino è il villaggio di Voi, nel distretto di Taita, Coast Province. Il parco prende il nome dal fiume Tsavo, che lo attraversa.
Il Parco dello Tsavo East è principalmente pianeggiante, con grandi aree di savana attraversate dal fiume Galana, ma il rilievo principale è l'altopiano di Yatta, che con i suoi 190 km di lunghezza rappresenta la più grande superficie lavica del mondo; è stato creato dall'attività del vulcano Ol Doinyo Sabuk. Fra le numerosissime specie animali che popolano il parco si possono citare sciacalli, babbuini gialli, dik-dik, ghepardi, licaoni, ghiri africani, elefanti, giraffe, lepri africane, impala, leopardi, leoni, serval, antilopi d'acqua e zebre di Grévy. Si possono facilmente vedere branchi di elefanti rossi, oppure ippopotami al bagno.
Lo Tsavo Ovest è più montagnoso e umido, con pianure alluvionali e un lago, il Jipe .
È meno selvaggio e meno ricco di animali, ma offre ai visitatori numerosi sentieri che portano a punti di grande interesse paesaggistico come la vista del Kilimangiaro.
Rispetto allo Tsavo Est presenta una maggiore varietà di ambienti e di ecosistemi.
Poco lontano dal paesino di Kimana, si estende il paesaggio conosciuto come “le verdi colline d’Africa” descritto da Hemingway. La zona collinare interna è stupenda: ci sono colline di origine vulcanica tutte coperte di fitta vegetazione, tra cui sono riconoscibile numerosi coni vulcanici. L’altitudine è di tutto rispetto perché alcuni monti superano i 2.000 metri.


Dopo i primi giorni di mare a Watamu, una mattina all'alba, saltiamo su una jeep da safari e partiamo per lo Tsavo Est.
Le strade del Kenya sono tra le più pericolose che mi sia capitato di percorrere finora.
Il manto asfaltato è molto trascurato, vi sono grandi e profonde buche su entrambi i lati della strada. Gli autisti approffittano del battuto d'asfalto per raggiungere alte velocità facendo lo slalom per evitare le buche, sovente invadendo l'altra corsia. Fortunatamente per raggiungere lo Tsavo, il tragitto da percorrere lungo questo tipo di strada, non è lunghissimo. Abbandoniamo la costa per addentrarci più all'interno del paese, percorrendo delle piste immerse nella natura. Non ci saranno le buche nell'asfalto, ma ci sono le buche naturali del terreno. Fortunatamente non c'è il traffico della costa e l'autista riduce notevolmente la velocità.
Arriviamo in mattinata all'ingresso dello Tsavo Est, accolti da una pioggerellina passeggera.
Appena entrati all'interno del parco, la guida apre il tetto della jeep e con nostra immensa sorpresa possiamo sin da subito osservare le numerose specie di animali che ci circondano. Ha così inizio il nostro safari, prima avventura all'interno della savana africana.

I primi gruppi di bisonti, vicini a numerose zebre, si intravedono in lontananza nella vegetazione.
 


 
Il panorama intorno a noi ci mostra una distesa pianeggiante, dalla vegetazione tipica della savana. 


Costeggiamo un corso d'acqua e sulla sua sponda avvistiamo il primo elefante, isolato, probabilmente allontanatosi dal suo gruppo per abbeverarsi.




Ma non manca molto, poco distante un numeroso gruppo di altri esemplari di pachiderma alla nostra destra. Tutti in fila, grandi e piccoli, questi spinti dolcemente delle loro mamme, con colpetti di proboscide.


Ci fermiamo per lasciare che attreversino la strada.



Si inoltrano nella vegetazione, scompaiono, ed eccoli di nuovo, tutti di nuovo in fila verso il corso d'acqua, dove si immergono per rinfrescarsi e abbeverarsi. 


 
Che emozione. Durante questi primi incontri è difficile riprenderli con la mia fotocamera, poichè sono molto distanti. Tuttavia riesco subito a notare la differenza tra gli elefanti africani e quelli indiani o asiatici, che ho avuto occasione di vedere in Sri Lanka. La prima differenza a saltare all'occhio è la dimesione delle orecchie. Questi elefanti africani hanno un padiglione auricolare molto più ampio rispetto a quello degli indiani. Questa differenza fa quasi sembrare che gli ultimi abbiano le orecchie rivolte verso il basso, rispetto agli altri, mentre invece penso sia solo una questione di ampiezza. Anche la colorazione della pelle è nettamente differente. Entrambe le specie sono caratterizzate da una colorazione grigia, ma mentre gli indiniani sono di un grigio puro, gli africani sono di una variante in cui prevale una tonalità rossiccia, che ricorda molto la colorazione della terra rossa africana. 

 


Sarà perchè vivono in questo ambiente che la loro pelle assume questa colorazione ? Saranno impregnati di questa terra magicamente colorata di questo rosso intenso ? Non lo so ma sono veramente belli. Anche le zanne sono molto più grandi. Comunqne siano africani o indiani, l'esperienza di poter incotrare questi pachiderma è unica, quello che i nostri occhi hanno potuto osservare, rimane nei nostri cuori, un'emozione indimenticabile, sia qui in Kenya, che in Sri Lanka.



Proseguaimo lungo la pista sterrata e incontriamo i primi esemplari di antilope, dai colori fortemente simili alla vegetazione, ma avremo successivamente occasione di vederne in gruppi molto più numerosi. Certamente non sarà facile per me ricordare il nome di tutte le antilopi incontrate, anzi direi proprio di non ricordarne preaticamente nessuno, questo mi spiace, poichè la guida come ogni esperto locale si è prodigato nel fornirci più informazioni possibili, ma purtroppo è passato molto tempo.



Il nostro cammino è interrotto da un esemplare di babbuino che si mostra a noi lungo la strada. E' senza alcun pudore, in posa per noi, per niente disturbato dalla nostra presenza.




 
Facciamo una sosta all' Ippo Point dove possiamo osservare gli ippopotami crogiolarsi in acqua. Non è molto facile riprenderli, sono molto distanti, ma ci provo ugualmente.



 
Il letto del fiume qui è molto vasto, è facile confondere le rocce che vi sono in mezzo, per il dorso di un ippopotamo.


La vegetazione, soprattutto nei piccoli isolotti che si formano nel corso d'acqua, è notevolmente verde e grandiosa. Ritrovo anche qui una delle piante da me più adorate, conosciuta da noi come "tronchetto della felicità". Quello che si trova nel salotto di casa mia è ormai molto alto, ma questi .. alla faccia del tronchetto .. sono praticamente alberi !!


Qualcuno dice di avere avvistato una leonessa sull'altra sponda del fiume, ma io non vedo nulla. La nostra guida scherzosamente ci avverte di prestare attenzione ai coccodrilli, io sono un pò incredula, ma poi ne avvistiamo uno, fortunamente molto lontano da noi, su una pietra, non visibile ad occhio nudo, un pochino di più con l'obiettivo della mia fotocamera.


Lasciamo gli ippopotami e continuiamo il nostro percorso, incontrando altri gruppi di elefanti, numerose scimmie ed anche le prime giraffe. Ma avremo altre occasioni per altri avvistamenti. Si avvicina l'ora del pranzo che consumeremo all'interno di un campo tendato.
 
Quando vi arriviamo fortunatamente il tempo è notevolmente migliorato, le nuvole si sono diradate ed il sole spunta caldo e imponente. Il nostro pasto è servito sotto una tenda all'aperto. Siamo in mezzo alla savana, in una struttura all'aperto e non c'è certo la lavastoviglie, pertanto ci è evidente che le stoviglie sono immerse in pentoloni di acqua calda per tenerle pulite. Tutto procede per il meglio e terminato il pasto c'è chi si appisola un pò al sole e chi, come me, che curiosa per il campo.
Vi sono varie tende, ben attrezzate, dotate di acqua calda e bagno privato con doccia e siamo sempre nella savana !! Le più esterne hanno la vista direttamente sulla savana. Il campo è circondato da un filo spinato che ne delimita il perimetro, ma non penso proprio che possa fermare in qualche modo gli animali. Le scimmie vengono tenute alla larga dalle guardie che le spaventano con giornali, gli elefanti vengono attirati da pozze d'acqua che tendono a farli restare nelle aree immediatamente adiacenti al filo spinato, ma non oltre.
Osservando l'orizzonte ne scorgo proprio uno li a bere, immediamente fuori dal campo.
La sua stazza è notevole, ma mi accorgo che gli manca una zanna, povero chissà come ne è stato privato.








In lontananza si vedono anche altri animali tra cui zebre, scimmie, vari uccelli, purtroppo però io non riesco a immortalarne l'immagine, la distanza è troppo elevata. Loro sono molto rapidi nei loro spostamenti, ma i miei occhi riescono ad arrivare laddove la fotocamera non arriva, i ricordi sono ancora molto forti.
All'ingresso del campo c'è un tabellone in cui ogni giorno vengono segnalati gli avvistamenti effettuati. C'è proprio di tutto, ghepardi, leoni ... deve essere affascinante, ma allo stesso tempo molto "impegnativo" passarvi una notte intera.
Dopo un piccolo riposo, riprendiamo il nostro viaggio nella savana.

Ci imbattiamo in  avvistamenti molto interessanti, dapprima uno splendido animale, che con il suo lungo collo ci osserva da lontano, con un'aria molto raffinata, la gazzella giraffa. E' davvero molto bella.
 








Proseguendo la nostra guida riceve una straordinaria notizia, un altro gruppo ha appena avvistato un leone. Le guide ovviamente si conoscono tutte e sono solite passarsi questo tipo di informazione. Ci dirigiamo verso il luogo indicato. Eccolo li.

Caspita deve avere appena pranzato, poichè se la sta proprio spassando, pancia all'aria visibilmente piena.


Non sembra avere nessuna intenzione di scomporsi, è del tutto indisturbato dalla nostra presenza, nonostante continuiamo a girargli intorno con la jeep.
 




 Il nostro autista riesce in qualche modo a destare la sua attenzione e finalmente alza la sua testona.





  Non ha certo una di quelle belle chiome da Re, ma è indubbiamente un gran bel leone. 


Lo lasciamo così solo, al riparo dal sole sotto un albero, continuare la sua pennichella.
 



Durante il resto del tragitto possiamo fare altri numerosi avvistamenti. Le gazzelle, o antilopi, con le lore corna e i loro portamenti eleganti, sembra quasi che lo facciano a posta, ma mostrano a noi quasi sempre il loro posteriore, che per altro è altrettanto apprezzabile, con la corta codina arricciata !







Vi sono anche molte scimmie, visibili, ma molto difficili da riprendere. Sono nei prati, sugli alberi, in risalto sui tratti di terra rossa della savana. 




E ancora gruppi di elefanti in coda nelle praterie della savana, spettacolare.


 
Nel frattempo il sole sta cominciando a calare e tutto intorno si tinge di un rosso intenso. 



Facciamo ingresso nella parte privata del parco, dove passeremo la notte, presso una struttura davvero particolare.
Ma prima riusciamo ad avvistare ancora un esemplare davvero bello e affascinante intento nella degustazione del suo pasto. Scorgiamo infatti un ghepardo sdraiato non troppo lontano da un albero, verso il quale il suo sguardo è molto attento.


Spostando la nostra attenzione verso l'abero notiamo un animale morto. Dopo avere fatto qualche moina, essersi stiracchiato e gratticchiato un pò, il ghepardo si dirige verso l'albero e continua quello che è il suo pasto.









Si compie così davanti ai nostri occhi un triste atto, triste ma naturale allo stesso tempo, la catena alimentare non può interrompersi e così il ghepardo si ciba della sua preda. Forse un dik-dik o una piccola antilope.



 
Ci allontaniamo da lui per dirigerci verso il Ngutuni Lodge, dove passeremo la notte. Lungo l'ultimo pezzo di tragitto abbiamo modo di avvistare numeri esemplari  di gazzelle ....







... e ... 
.. tantissime zebre corrono velocemente al nostro passaggio ..




 ... ci osservano ... 




..  continuano semplicemente a mangiare ..



Giunti al lodge veniamo accolti con molta cortesia. Un asciugamano fresco ci viene offerto per rinfrescarci, resterranno le tracce della terra rossa che ricopre la maggior parte del nostro corpo e dei nostri vestiti.
Ci rendiamo subito conto della particolarità della location. La struttura centrale ha funzione di reception e sala da pranzo, dotata di un'ampia terrazza, con una maestosa vista sulla savana. Di fronte a noi, a qualche centinaio di metri nemmeno, una pozza d'acqua, la quale farà da palcoscenico ad una lunga carrellata di esemplari della savana. Elefanti, bisonti, uccelli e nella notte un folto gruppo di leonesse, con tanto di prole al seguito. Ai lati della struttura centrale si diramano quelle che accolgono le stanze da letto. L'intero complesso è rialzato dal terreno a mo dì palafitta, per rimanere al riparo dall'eventuale "attacco" degli animali della savana, che ci circonderanno durante tutta la notte.
Consumiamo la nostra cena e prima di andare a dormire, dalla terrazza del lodge, possiamo ammirare i primi elefanti arrivare alla pozza d'acqua. E' veramente un gran spettacolo, ma nulla in confronto a quello che vedremo durante la notte.
Infatti giunti nella nostra stanza, dotata anch'essa di una piccola terrazzina con la stessa vista di quella principale, possiamo continuare ad osservare gli animali avvicinarsi alla pozza d'acqua. Anche dal letto, da una finestra, si può comodamente godere dello stesso panorama. Non mancherà molto al sopraggiungere del gruppo di leonesse. La luce del lodge le illumina, sono davvero tante. Si avvicinano una per una lungo la riva della pozza, affacciandosi con il loro grosso muso sull'acqua per bere. Ben presto arrivano anche i piccoli e quando saranno giunti tutti, vi sarà un lungo schieramento di felini proprio di fronte a noi. E si faranno anche sentire per tutta la notte, con i loro ruggiti, sembreranno ancora più vicini. Non escludo che siano soliti avvinicarsi molto di più alla struttura e passeggiarvi sotto. Ammetto di non avere trascorso una notte tranquilla, mi sono svegliata più volte e più volte ho visto questi animali muoversi, rincorrersi, richiamarsi ed anche accerchiare un bisonte al centro della pozza. Purtroppo non sono stata abbastanza coraggiosa da tentare di fare almeno uno scatto con la mia fotocamera. Tuttavia di quella nottata mi resta uno splendido e suggestivo ricordo, fatto di immagini e suoni che difficilmente scorderò. Il rimpianto di non essere stata sufficientemente coraggiosa da godermi a pieno l'esperienza che stavo vivendo, ma la speranza di poterne ripetere un'altra prima o poi, facendo tesoro della prima.
Ed ecco lo splendido tramonto sulla pozza d'acqua,  all'arrivo al lodge.


 
Il mattino seguente ripartiamo per un altro giro per le praterie della savana dello Tsavo. Percorreremo molti tratti senza avvistare nulla o avvistando gli stessi animali già visti e rivisti, che non desteranno più in noi grande entusiasmo.
Però la varietà dei panorami che vedremo sarà notevole. Praterie orlate all'orizzonte da alture, lunghe strade su percorsi in discesa che ci mostrarenna panorami mozzafiato.



In lontanza il collo lungo di qualche giraffa, qualche antilope isolata, nel mezzo di una distesa di erba.




E poi la terra, questa magica terra rossa, indimenticabilmente calda.



 
Fra i vari avvistamenti effettuati finora, non abbiamo mai avuto la fortuna di vedere delle leonesse, tranne che durante la notte. In lontanaza, sdraiata su una pietra, ne scorgiamo una. Riesco a vederla solo con lo zoom della fotocamera e non troppo bene, ma è ugualmente bello portare con me questo ricordo.


 
Raggiungiamo una zona panoramica da cui possiamo fare qualche foto di questa vasta prateria africana.


 
Il nostro safari sta per terminare. Ci rimettiamo sulla strada che ci riporterà al lodge per pranzare, ritirare i nostri bagagli e fare rientro a Watamu. Ma le soprese non sono ancora finite. 



 
Incotriamo un gruppo di bisonti uno dei quali in simpatica compagnia. Un grazioso uccellino colorato, dal becco giallo e rosso, è comodamente appollaiato sul suo dorso, mentre l'animale cerca qualche goccia di acqua nell'arida terra ai suoi piedi.






E poi ancora tante zebre, qualche facocero nascosto nella vegetazione .. e .. finalmente una grande sorpresa .. una famiglia di struzzi al completo. Mamma, papà e i tanti piccoli, per così dire piccoli, poichè sono tutt'altro che "piccoli", beccano nella prateria a cui fa da sfondo il rosso della terra africana.

 



Papà struzzo con il suo lungo collo, il suo piumaggio nero e il codino bianco, dopo averci osservato per un pò, sembra ordinare alla sua famiglia di allontanarsi. Mentre questi si addentrano nella prateria, allantonandosi, lui resta li, fermo ad osservali, quasi a far loro da guardia. Ciao cari struzzi !!!!




Raggiungiamo il Ngutuni Lodge quando il sole è molto alto e posso rivedere tutto il panorama visto in notturna alla luce del giorno. Davvero un grande spettacolo.


Lasciamo il lodge, salutando la savana, nella speranza di potervi fare ritorno in un prossimo viaggio, ma abbiamo ancora tanto da vedere.

 

Durante la strada facciamo tappa in un villaggio Masai, anche detti Maasai. Questa è un'etnia africana tipica dei paesi del Kenya, Tanzania e Uganda. E' una popolazione "nilotica", così detta poichè originariamente era insediata lungo l'alta valle del Nilo. Successivamente molti di questi popoli sono discesi più a sud occupando le terre che ora corrispondono a questi paesi. Considerati spesso nomadi o semi-nomadi, sono in realtà tradizionalmente allevatori, soggetti a spostamenti necessari per il pascolo del bestiame. Oggi, soprattutto in Kenya, sono più stanziali, meno soggetti a spostamenti, prediligendo l'allevamento e l'agricoltura, come fonte primaria di sostentamento. Non è facile dire quanti siano. Si tende ad esagerare il numero di persone appartenenti all’etnia. Da una parte, non tutti gli abitanti dei territori tipici maasai, appartengono a questa etnia, dall’altra, non è semplice censirli tutti vista la tradizione di abitare non in villaggi, ma in case mono o multi-famigliari isolate e distanti tra loro.


Ad accoglierci il capo famiglia, un ragazzone molto alto, simpatico ed accogliente, vestito della classica tenuta masai. L' alta statura e la corporatura longilinea, tipici di questa etnia, servono a favorire la dispersione del calore.
Un tempo i masai erano soliti vestirsi di pelli, spesso colorate di tinte vegetali, successivamente hanno acquisito dai soldati inglesi le tipiche coperte usate per il kilt. Ora queste coperte, shuka , di cotone a quadri con i colori predominanti rosso e nero, sono diventate un simbolo del vestire masai. Le donne preferiscono portare delle tuniche di colore blu, rosso o nero e sono adornate con molti monili, al collo, alle braccia, alle orecchie.



Il nostro cicerone ci fa vedere le tipiche abitazioni masai, fatte di sterco mescolato a fango, posto su di una struttura di rami flessibili.
Mentre nel passato le abitazioni erano fatte per resistere poco tempo, negli ultimi due secoli i masai hanno dato vita ad una casa, enkang, abbastanza standardizzata. L’enkang tradizionale prevede un recinto spinoso all’esterno per proteggersi dagli animali selvatici, un recinto spinoso all’interno per accogliere il bestiame alla sera. Nel secondo recinto vi è anche un reparto separato per vitelli e agnelli.La prima casa sulla destra dell’entrata principale è la casa del capo famiglia, la seguente quella della prima moglie. La prima casa sulla sinistra è quella della seconda moglie, se presente. A seguire sono le casette per i bambini e le bambine.Entriamo dentro una di queste piccole casette, ma mi resta alquanto difficile pensare che possano ancora essere utilizzate come luoghi abitativi. Tipicamente l’uomo, poligamo, dorme da solo e fa visita alla moglie quando necessario.


 
I componenti di questo villaggio sono uomini, donne, molti bambini.





Ci sono anche molti animali da cortile, capre, cani .. 
Questo villaggio non sembra rispettare esattamente tutti gli standard masai appena descritti e, sinceramente non sembra neanche essere tanto originale, ma più improvvisato per accogliere il turismo.
Comunque sono tutti molto ospitali e gentili nei nostri confronti. Veniamo accolti al centro del villaggio dove tutti si preparano a festeggiare la nostra presenza con danze e cori, tipici della loro cultura, cercando di renderci partecipi. I masai infatti sono soliti festeggiare con canti, accompagnando le loro tipiche danze. Molto "pubblicizzati" , durante dimostrazioni ai turisti, sono i balli degli uomini, normalmente una serie di salti fatti a turno. Ci viene dimostrato come gli uomini del villaggio accendono il fuoco attraverso "il bastone del fuoco" e una pietra.

 

 
Lasciamo il villaggio masai e riprendiamo la strada verso la costa del Kenya. Attraversiamo una zona molto ricca, la vegetazione è lussurreggiante, poichè il sotto suolo è ricco di corsi di acqua. Rispetto al resto del paese, qui la popolazione è favorita dal terreno particolarmente fertile, pertanto può godere dei frutti dell'agricoltura, della pastorizia. 



Si sente e si vede che qui la qualità della vita è nettamente superiore rispetto all'interno del Kenya. 



Oltre ad esserci un panorama spendido, verde, luminoso, i numerosi villaggi si affacciano ai lati della strada principale. 




Il nostro passaggio è avvertito con molto anticipo e in lontananza si vedono gruppi di numerosissimi bambini uscire dalle case e dalla vegetazione, correre fra i prati e riversarsi sulla strada, senza timore alcuno. Per un saluto, la richiesta di qualche caramella, penna o anche solo un sorriso.





Lasciata questa zona, lasciamo definitivamente l'interno del Kenya. Il nostro viaggio nella savana africana termina così, per adesso.
La natura, la vegetazione, gli animali e le esperienze che abbiamo vissuto sono straordinarie, un'esperienza unica, che questo grande paese ci ha riservato.



 


Il nostro viaggio in Kenya però non è ancora finito, abbiamo ancora molti giorni da trascorrere sulla costa di Watamu. Anche li le emozioni saranno tantissime.
Altri panorami, altri animali, altre persone e sorrisi, altre esperienze. Il nostro arrivo sarà accolto con il caloroso "Jambo", saluto swahili, che mi accompagnerà per sempre, ancora oggi. Il mio cellulare continua a suonare la simpatica e allegra musica di questa vacanza, di questo paese .. il Kenya con il suo simpatico  "Jambo, Jambo buana ... ".


Ad attenderci a Watamu ci saranno altri simpatici amici tra cui questo piccolo granchietto bianco, solo uno dei tanti che vedremo fra la bianca sabbia ....





... ma questa direi quasi essere un'altra storia, che merita d'avere uno spazio tutto suo, uno spazio tutto dedicato alla magica costa del Kenya e a Watamu.
Quindi arrividerci alla prossima puntata.

Jambo

Testo Sofia Sterchele
Foto Sofia Sterchele