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Madagascar settembre 2010.. diario di viaggio

M

Il nostro viaggio verso il Madagascar inizia nel giugno 2010.

Quest’anno festeggeremo dieci anni di matrimonio, la nostra meta dovrà essere da “sogno”.

Dopo lungo meditare finalmente decidiamo, andremo in Madagascar, questo paese veramente da favola.

Chiediamo di avviare le pratiche per la prenotazione al nostro agente di viaggio di fiducia, Gianni. Siamo un po’ in ritardo, c’è poca speranza di trovare posto.

Proviamo lo stesso .. il posto c’è ma abbiamo i passaporti scaduti e per confermare la prenotazione dobbiamo averli nel più breve tempo possibile.

Inizia la corsa al rinnovo passaporti. Finalmente l’8 luglio arrivano, la prenotazione è confermata, non resta che attendere la data di partenza e preparare le valigie. Grazie Gianni sei mitico !!!

 

 

Arriva il 5 settembre, le valigie sono pronte per l'imbarco … destinazione ? Nosy Be , Madagascar.


Lunedì 6 settembre … finalmente arriviamo a destinazione, Nosy Be, che non si pronuncia “Nosy Be”, come lo si legge, ma “Nusi Be”, come ci dirà in seguito la nostra guida. Così come terrà a farci notare più volte che non ci si riferisce alla popolazione locale con il termine malgascia, bensì malgasy. Per questo troverete sempre questo termine di seguito.
Le nostre prime due giornate trascorrono all’insegna del relax più assoluto. Mare, sole e grandi mangiate di pesce fresco, che più fresco non si può. E .. ovviamente zebù, bovino tipico del Madagascar.
Abbiamo proprio bisogno di caricarci per affrontare il lungo girovagare per la grande isola, il Madagascar. 

Mercoledì 8 settembre … inizia la grande avventura.
Partenza da Nosy Be per Antananarivo, altrimenti detta Tana, capitale del Madagascar.
Mentre attendiamo il volo, all’aereoporto di Nosy Be, cominciamo a fare conoscenza con i nostri compagni di viaggio, ben dieci coppie tutte in viaggio di nozze. La mia prima preoccupazione è confrontarmi con gli altri in merito alla profilassi antimalarica. In ogni guida infatti è consigliato farla, ma noi abbiamo deciso di non farla e andiamo all’avventura, muniti di Autan, abbigliamento adeguato. Questa è la stagione di passaggio tra l’inverno e l’estate, la stagione ancora secca, quindi pensiamo che le zanzare non siano ancora in forze così massive. Scopriamo che tra il resto della compagnia c’è chi giustamente ascolta i consigli dei medici, ed effettua tutte le vaccinazioni consigliate, chi invece soprassiede come noi. Finora comunque zanzare se ne è viste ben poche !!
Ad attenderci all’aereoporto di Tana ci sono le due guide che ci accompagneranno durante il percorso sulla grande isola, Ciprian e Hery.
Il trasporto verso l'albergo, ci rivela le prime curiosità di questa popolazione.
E’ sera, il sole è già tramontato, qui tramonta verso 17.30-18.00, la temperatura è più bassa rispetto al giorno. Noi siamo comunque in tenuta estiva. Io, freddolosa come al solito, indosso una felpa, la temperatura è sui 18°C. Osservando le persone malgasy, il loro abbigliamento è tutt’altro che estivo.
Chi indossa sciarpa e cappello, chi un piumino, chi un giaccone, addirittura qualche cappottino. Per loro è inverno, quindi sono ben coperti, ma stranamente portano ai piedi le ciabattine infradito. Ci guardiamo reciprocamente stupiti gli uni degli altri per il nostro abbigliamento, all’interno del nostro gruppo, si comincia a creare un po’ di sinergia, scambiandoci qualche innocua battuta.
Arriviamo all’hotel “Le pallissandre”, ceniamo e poi subito a letto. L’indomani per raggiungere la nostra meta, Ranomafana, dovremo percorrere ben 430Km, quindi “sveglia alle 5.30, colazione alle 6.00, partenza alle 6.30”, frase che ci verrà ripetuta ogni giorno del nostro tour e gli orari non varieranno di molto !
Ben presto impareremo che le distanze in Madagascar non si misurano in Km, bensì in tempi di percorrenza !! Le strade sono spesso in pessime condizioni. Per percorrere brevi distanze si possono impiegare anche parecchie ore. I tempi di percorrenza si dilatano a seconda delle condizioni stradali e metereologiche.

Giovedì 9 settembre … partenza verso il parco di Ranomafana.
Ad attenderci ci sarà la foresta pluviale, dove faremo i primi incontri con gli animali endemici del Madagascar … i lemuri. L’aria è fresca, ma ben presto il sole scalderà questo magnifico paese.
Lungo il tragitto facciamo alcune soste per fare visita alle imprese artigianali locali.
La prima tappa è al villaggio di Ambatolampy, dove possiamo visitare una bottega dove si produce manualmente la pentola in alluminio.
La preparazione è abbastanza rapida, i componenti maschi della famiglia si adoperano in questa impresa. Con una particolare polvere, presente sul territorio malgasy, viene preparato lo stampo, mentre l’alluminio riciclato viene sciolto ad alte temperature all’aperto. La polvere è ovunque all’interno della piccola bottega, la respiriamo, ma noi siamo solo di passaggio, questi uomini che vi si rotolano dentro, la calpestano a piedi nudi, la lavorano con le mani, ne avranno i polmoni pieni, eppure la produzione procede ogni giorno, secondo lo stesso processo di lavorazione.
Preparato lo stampo, si versa dentro l’alluminio incandescente, qualche istante e la pentola sarà estratta. La rivedremo poi nei mercatini del sud dell’isola.


Proseguiamo il nostro viaggio, prossima tappa altre botteghe artigianali, luoghi di produzione di tipiche piccole grandi meraviglie.
Nella prima, usando latta e gomma riciclati, gli artigiani costruiscono piccoli modellini. Tipici la bicicletta e il “pusse pusse” del Madagascar. E ancora macchinine, piccoli bus e la mitica Vespa. Non possiamo che rimanere estasiati dalla facilità con cui viene realizzata la piccola ruota di una bicicletta … Per creare il copertone della ruota, utilizzano il tubicino delle flebo ... da non crederci. 


A fianco, la bottega delle meraviglie del ricamo. Su un piccolo tavolo un signore disegna sul tessuto degli schizzi. Una fila di donne  trasforma quegli schizzi in meravigliosi ricami colorati. Producendo così splendide tovaglie, tovaglioli, centrini e tanto altro ancora. 


Proseguiamo il viaggio verso il villaggio di Antsirabe. Ad aspettarci altre meraviglie artigianali malgasy.
Ci fermiamo in una delle botteghe dove vengono lavorate le corna di zebù, il bovino allevato in Madagascar, le cui carni vengono mangiate dalla popolazione locale  insieme al maiale, l’anatra e al pollo.
Una graziosa signorina ci mostra come del corno di uno zebù non si perde nulla e come, con una sua particolare lavorazione, si arrivano a produrre splendidi oggetti magicamente perfetti e lucidi. Porto via con me un piccolo ricordo .. un portachiavi a forma di tartaruga, la mia passione.
Siamo affamati, ci rechiamo in un ristorante della zona per il pranzo. Il piatto forte del pasto è un misto di riso e carne di zebù, maiale e anatra, preparato secondo tradizionali ricette malgasy.
Qui ci viene servita per la prima volta la bevanda alcolica “Fresh”, premio riconosciuto a livello mondiale per l’ottima qualità. Panachè preparata con la birra locale dei tre cavalli THB. Inutile dire che io ne vado subito matta, la richiederò ad ogni pasto. Come dessert .. la tipica banana al flambé .. mancherebbe solo un bel caffè espresso, ma non si può avere tutto !!
Le visite non sono ancora terminate … ci resta un’ultima tappa prima di riprendere il cammino, la bottega dei tipici prodotti artigianali, risultato di abili lavorazioni di legni pregiati. Ci rechiamo quindi in una bottega nel paese di Ambositra. Viene fatta per noi una breve dimostrazione dall’artigiano più anziano. Una vita di intagli di legni pregiati, la cui lavorazione può produrre incredibili quadri, a mo dì mosaico. Per noi vengono lavorati due pezzetti di legno, con i quali viene prodotto un ciondolo a forma di cuore. Ciprian, la nostra gentilissima guida, propone al gruppo di regalare a me e mio marito questo piccolo prezioso lavoro, per i nostri dieci anni di matrimonio. Ma per noi le sorprese non finiranno qui !! Accettiamo di cuore il pensiero e ringraziamo.
La nostra visita prosegue nei locali di esposizione dei prodotti, dove possiamo vedere splendidi oggetti di ogni tipo, compresi tavoli e cassapanche spettacolari.



Io non resisto e acquisto un lemure, posato su un ramo. La contrattazione è d’obbligo, ma Ciprian ci guida anche in questo, facendoci capire quando il prezzo è giustamente conveniente sia per noi, che per gli artigiani.
 
Ci aspetta un lungo pomeriggio per raggiungere il parco di Ranomafana.
Entriamo nel parco quando è già buio, una leggera pioggerellina ci accoglie, siamo già preoccupati per la visita dell’indomani all’interno della foresta. Speriamo che il tempo migliori e che risplenda il sole.
Il nostro hotel è immerso in un paesaggio incredibile, si chiama “Domain Nature” ed infatti a dominare intorno ad esso è proprio la natura. Le nostre stanze sono bungalows raggiungibili a piedi , dislocati intorno alla struttura principale adibita a recepiton e ristorante. Per raggiungere il nostro dobbiamo ripercorrere la strada a ritroso e salire una serie di scalini in pietra su per la collina. Il buio non ci consente di vedere da subito la particolarità del luogo e il panorama che ci attenderà al nostro risveglio, quando apriremo la porticina della nostra stanza. Dimenticavo !! Nei pressi del nostro bungalow un corso d’acqua discende lungo la collina. La notte sarà scandita dallo sciabordio dell’acqua, ma noi saremo talmente stanchi da farci cullare da questo rumore, inconsueto per le nostre orecchie abituate ai suoni della città.
 
Venerdì 10 settembre … risveglio nella foresta pluviale del parco di Ranomafana.
La sveglia è come ogni mattina molto presto, ma siamo talmente curiosi di osservare alla luce del giorno quello che abbiamo solo potuto immaginare, al nostro arrivo la precedente sera, che facciamo tutto con estrema rapidità. Ci prepariamo, richiudiamo le valigie e usciamo.
E’ proprio vero : qui la natura regna sovrana !! Il panorama è indescrivibile !! 

 
Sono talmente entusiasta di esplorare quello che mi circonda, che riesco a cadere da uno scalino e farmi male alla caviglia. Ma dopo i primi istanti non sento più il dolore e la mia prima preoccupazione è di scattare qualche fotografia. 
 
Quasi ci scordiamo che giorno è oggi , il nostro decimo anniversario di nozze, ci scambiamo gli auguri in questo splendido luogo.

Discendiamo gli scalini e la strada per arrivare al ristorante per la prima colazione.

 
Fortunatamente non piove. Terminato il pasto raggiungiamo l’ingresso del percorso che ci porterà alla scoperta di questa foresta e alla ricerca dei lemuri.
Ad attenderci una guida del parco che ci accompagnerà mostrandoci piante endemiche e spiegandoci le caratteristiche della fauna. Nella foresta sono presenti molte specie di uccelli, farfalle, lucertole e camaleonti, anfibi e soprattutto, poiché è inutile negare che se siamo qui è anche e soprattutto per loro, i lemuri. Ne potremo vedere alcune specie, grazie alla presenza di alcuni ragazzi che ci precederanno per il loro avvistamento. 
Il parco è molto vasto, ma noi non potremo visitarlo tutto. Inaugurato nel 1991 è parco nazionale, patrimonio dell’UNESCO. All’interno vi si sviluppa una foresta pluviale molto fitta e lussureggiante, un tempo vissuta attivamente dalla popolazione locale, adesso in gran parte protetta, per preservarne la biodiversità. E’ situato in una zona molto montuosa, che raggiunge i 600-1400 m.

Il percorso è molto faticoso, sentieri a scalini naturali in pietra, terra e radici di alberi, con salite alternate a discese e notevoli dislivelli. L’andatura non è certo lenta e il clima all’interno della foresta è molto umido. Il freddo che ci aspettavamo, fortunatamente non c’è, tanto meno zanzare o insetti fastidiosi. 


La pianta che mi colpisce di più, in questo paese, è la canna di bambù. Ne sono presenti esemplari molto alti, dal fusto dalle dimensioni che non ho mai visto.



Durante il tragitto la guida, ci spiega alcune caratteristiche dei lemuri che vedremo. All’interno del parco vivono ben 12 specie di lemuri, alcuni con abitudini diurne come l'apalemure dorato, ed altri notturni.
Soprattutto quelli diurni, vivono prevalentemente sugli alberi, dove costruiscono i loro nidi. Alcuni vivono a terra.
I piccoli vivono a lungo aggrappati al corpo delle mamme, che saltano da un ramo ad un altro con loro sulle spalle, al ventre o al collo. Hanno una lunga coda che serve loro per bilanciarsi durante i lunghi lanci da un ramo all’altro. 



Si cibano di frutta e foglie. I lemuri notturni, di dimensioni più ridotte, si cibano anche di piccoli insetti.
Finalmente i primi avvistamenti. La vegetazione è molto fitta e loro sono molto distanti, ma riusciamo ad intravederli più volte. Appollaiati su rami distanti, impegnati nelle loro attività abitudinarie, saltando da un ramo all’altro.
E’ una grande emozione e siamo solo ai primi incontri, neanche troppo ravvicinati, l’emozione di quelli successivi, sarà ancora più grande.
Terminiamo la nostra visita all’ interno del parco, portando con noi qualche foto, ma soprattutto magnifici ricordi ed emozioni. Le fatiche della lunga e impegnativa scarpinata sono state ben ripagate.


All’uscita del parco ci fermiamo ad ammirare una bellissima cascata e le piccole orchidee che crescono sulle pareti della collina del parco, lungo la strada.




Raggiungiamo il paese di Sahambavy dove possiamo gustare un ottimo pranzo. Ovviamente al tavolo non mancano riso, zebù e … Fresh !!
La location in cui è inserito l’hotel-ristorante è splendido. La struttura centrale è posizionata sulla riva di un lago e circondata da un grazioso parco ben curato e fornito di molte varietà di piante e fiori. Alcuni dei bungalows dell’hotel sono proprio sulle acque del lago.




Ci viene apparecchiata una lunga tavolata all’esterno, riparati da una tettoia, poco distante dalla riva del lago. La nostra allegra compagnia non si lascia sfuggire neanche una portata e terminato il pranzo alcuni dei maschietti più “coraggiosi” si lasciano tentare da Ciprian nella degustazione del rum locale.



Prima di riprendere il nostro viaggio verso Fianarantsoa, raggiungiamo a piedi i vicini campi dove si estende l’unica piantagione di thè del Madagascar. La pianta non è originaria del paese, è stata importata dal continente africano, in particolare dal Kenya. La maggior parte della produzione viene esportata verso questo paese. La piantagione è molto vasta, al nostro orizzonte colline cariche di piante di thè.




Ritornando verso il bus passiamo davanti alla stazione del paese. A dire il vero all’apparenza non sembra molto diversa dalle nostre piccole stazioni di campagna.




Ci rendiamo subito conto che l’arrivo del treno è un evento particolare. Lo aspettiamo, visto che siamo così fortunati da essere presenti proprio al suo arrivo in stazione. E’ un trenino molto poco all’avanguardia, molto lento e.. se non mi sbaglio a vapore !! Può sembrare strano, ma l’aspetto è proprio quello. 


 
Molti bambini sono presenti per non perdersi il suo arrivo, o forse sono solo incuriositi dal nostro stupore.
I bambini sono davvero molto belli, come tutti i bambini dell’Africa e del mondo intero. Ma i loro sorrisi sono estremamente contagiosi. I loro occhi sereni, nonostante le loro modeste condizioni, mi danno una pace interiore indescrivibile. Resto incantata da una bimba con una felpina rossa ed un grembiulino a quadretti azzurri, treccine nascoste da un enorme cappello di paglia, probabilmente del papà o del nonno, ma soprattutto con uno sguardo intenso. La mia fotocamera non riesce a smettere di inquadrarla. 


Sono l’ultima a lasciare la stazione e corro verso il bus, dove resto nuovamente estasiata da un bimbetto seduto davanti ad un casco di banane, ed uno di questi frutti sbucciato tra le mani, lo scatto è spontaneo ed immediato. Si deve ripartire, ma il nostro viaggio inizia subito con un evento molto emozionante. Il treno che abbiamo appena lasciato alla stazione, procede nel suo percorso. Noi costeggiamo i binari e ci rendiamo conto che non esistono i passaggi a livello controllati, un camion resta bloccato sui binari in corrispondenza di uno di questi. L’autista si fa prendere dal panico e non riesce a portare il mezzo fuori dai binari, il treno sta per arrivare. Hery, che oggi è con noi sul bus, è spaventatissima. Fortunatamente una persona in strada riesce a sostituirsi all’autista del mezzo e portarlo fuori dal pericolo. Il treno passa. Il pericolo è scampato ! Solo ora Hery ci dice che nelle immediate vicinanze è presente un magazzino di materiale esplosivo. Sarebbe stato davvero un disastro !


Riprendiamo il viaggio verso Fianarantsoa continuando per un pò a vedere il treno nella sua corsa.
Giunti a destinazione, prima di andare al nostro albergo, andiamo ad ammirare una vista panoramica della città, ai piedi di una grande statua in onore della Madonna. Anche qui siamo circondati e scortati da molti bambini ed alcuni di noi danno loro quaderni e pennarelli.



Una volta arrivati all’albergo, per me e mio marito le sorprese non sono ancora terminate. Non ci siamo dimenticati che Ciprian ci ha promesso una sorpresa, poichè oggi è il nostro anniversario di matrimonio.
Infatti dopo la cena viene servita a tutti un'enorme torta con sopra questa scritta : Soafia e Massimo Tanti auguri 10 anni “per sempre”.
Rigoroso il bacio, il taglio della torta, le foto e il discorso, per il quale lascio il campo a Massimo !



 
Sabato 11 settembre … partenza per la cittadina di Ambalavao.
Questa cittadina è famosa per la lavorazione della carta Antaimoro, comunemente detta carta di riso. Questo tipo di carta è ricavata dalla corteccia di Avoha, una pianta tipica del sud del Madagascar. La sua lavorazione risale a tempi antichi, quando veniva utilizzata per le prime trascrizioni in lingua malgasy dei testi sacri. Ai nostri giorni viene utilizzata per la lavorazione di oggetti decorativi. Sempre ad Amabalavao potremo visitare uno dei centri dove viene lavorata la seta grezza.
Lungo la strada facciamo una sosta in un villaggio, la cui fonte principale di sostentamento è la lavorazione della rafia. Simile alla juta, questa pianta locale viene utilizzata per produrre oggetti vari quali borse, cappelli, cesti, porta oggetti.
Giunti al villaggio veniamo accolti dai suoi abitanti, tra i quali non si distingue l’elevato numero di bimbi. A mostrarci un esempio tipico della lavorazione della rafia è proprio uno di questi. Un ragazzino di circa dieci, dodici anni, ci mostra come da un fusto della pianta si ottengono i filamenti che, una volta essiccati, vengono intrecciati per produrre piccoli e grandi oggetti. 

 
Dopo questa breve dimostrazione, possiamo visitare una delle abitazioni del villaggio.
La casa, costruita in terra rossa e fango, si presenta su due piani. Da fuori si possono infatti vedere le piccole finestre del piano superiore, senza vetri, ma solo con porticine in legno.

 

Entriamo dalla porta di ingresso e veniamo invitati a salire al piano superiore, il cui accesso è consentito grazie ad una scala in legno a pioli.



L’ambiente è più che spartano .... 



.. ma una finestra si apre davanti ai miei occhi. La visuale è a dir poco pittoresca.

 

 

 

 

Appoggiati alle finestre della casa piccoli e grandi bimbi si mostrano a noi con timidi e gioiosi sorrisi, donandoci dolci ricordi delle loro immagini . Alcuni di noi giocano insieme a loro, scambiando qualche passaggio a calcio con un piccolo pallone di carta. Altri hanno qualche dono per loro, matite, penne, quaderni e palloncini. Questi bimbi non hanno mai visto un palloncino gonfiabile. 



Rimangono sbalorditi e non sanno cosa farne, cerchiamo di spiegare loro come gonfiarli, si crea un forte momento di gioco ed entusiasmo per tutti quanti. Non ci sono parole per descrivere questi bambini, la loro vitalità, cordialità, il loro entusiasmo e la loro curiosità. Quando stiamo per ripartire il bimbo più piccolo del villaggio tenta di seguirci, ma la sua mamma lo ritrare subito verso casa.


Giunti ad Ambalavao visitiamo un centro dove si effettua la lavorazione della carta Antaimoro. Ciprian ci mostra la pianta di Avoha e poi ci spiega brevemente il processo attraverso il quale viene trasformata in carta. 


Le fibre essiccate della pianta vengono fatte bollire per tre, quattro ore e poi ridotte in poltiglia servendosi di pestelli di legno. La pasta così ottenuta viene diluita con acqua, stesa in appositi contenitori, dove vengono effettuate le decorazioni disponendovi sopra fiori secchi. I contenitori vengono esposti all’aria aperta per l’essiccazione. 



Si ottengono così fogli grezzi che, una volta distaccati dai telai, possono essere piegati e tagliati in base all’utilizzo previsto. Si ottengono vari oggetti dal semplice segna libro, all’album per le fotografie. Quaderni, block notes, piccoli quadretti ed anche bomboniere.
Prima di andarcene ci soffermiamo ad ammirare sulle piante dei cortili qualche esemplare di camaleonte, impegnato nella sua usuale attività, prendere il sole.



La nostra successiva tappa è una bottega dove viene lavorata la seta. Ci vengono mostrati i materiali di base grezzi. A partire dai bachi, ai vegetali essiccati utilizzati per le colorazioni. 



Le lavorazioni sono ovviamente fatte rigorosamente a mano, da abili donne, che usano telai molto rudimentali. Il risultato finale è un tessuto grezzo, molto differente dalla seta che siamo soliti vedere, ma molto bello soprattutto nelle colorazioni.


Riprendiamo quindi il nostro cammino verso la nostra prossima meta, il parco Anja, dove potremo fare i primi incontri davvero molto ravvicinati con i lemuri, molti dei quali appartenenti alla specie Catta.
Lungo la strada incontriamo numerosi gruppi di zebù, bovino tipico del Madagascar. E' un'animale molto importante per la popolazione malgasy. Le sue carni sono alla base dell'alimentazione locale, come il riso. Fisicamente è simile al bue domestico, ma si differenzia per la gobba di grasso sulla schiena. Viene allevato per la carne, il latte, il cuoio e delle sue corna non viene buttato nulla. Con la loro lavorazione vengono prodotti utensili ed oggetti di ogni sorta. E' molto resistente alle malattie tropicali e ai parassiti, per questo può vivere ed essere allevato dove il bue non sopravvive. Ha un importanza fondamentale anche nell'ambito rurale, in quanto utilizzato per l'aratura dei terreni, effettuata ancora con la forza animale. Lo si può vedere sovente lungo le strade trainare i mezzi di trasporto più usati, i carretti. Per il suo ruolo importante nella società malgasy, lo zebù ha un certo valore economico, per questo esistono organizzazioni che rubano questo tipo di bestiame. Inoltre proprio per il suo valore è portato in dote alla famiglia della sposa, da parte degli uomini, soprattutto nella popolazione di etnia Bara. In particolare per l'uomo è forma di dimostrazione del proprio valore e mascolinità rubarne uno almeno una volta nella propria vita, proprio per portarlo in dote alla propria sposa. Questa usanza è tutt'ora in voga, nonostante questo tipo di reato sia pesantemente condannato. Tuttavia quando ci viene raccontata questa usanza, alla domanda “E tu ? Hai rubato almeno una volta nella tua vita uno zebù ?”, ci viene negato !!


 
L’aspetto di questo parco è molto differente da quello di Ranomafana. Il clima è molto più secco, la vegetazione più bassa, brulla, meno lussurreggiante. Ci lasciamo alle spalle un territorio pianeggiante, per dirigergi verso alture rocciose e un orizzonte orlato da montagne.




 
Inoltrandoci nel parco, lungo il sentiero possiamo incontrare i primi lemuri arrampicati su piante basse e quindi facilmente visibili ai nostri occhi, oltre che ai nostri obiettivi. Sono chiaramente visibili anche molti cuccioli, che saltano da un ramo all'altro in autonomia o mantendosi aggrappati alle proprie mamme.







Lasciamo i lemuri e continuiamo il nostro cammino verso il bel vedere. Strada facendo possiamo vedere le grotte all'interno delle quali i lemuri si rifugiano durante la notte. La salita è una vera propria “scalata”, il percorso è ricavato tra le rocce, sulle quali dobbiamo spesso arrampicarci.



Arrivati in cima la vista è davvero mozzafiato. Una distesa pianeggiante orlata da alture montuose. Una variante di colori dalla terra rossa, al verde della vegetazione, al verde brillante alternato al colore dell'acqua delle risaie. Risaie in ogni dove, ricavate in piccoli spazi organizzati a terrazza.




La discesa è un vero divertimento, ci sembra quasi di essere dei piccoli Indiana Jones, soprattutto quando per scendere un dislivello roccioso, utilizziamo una corda ! Mentre usciamo dal parco incontriamo un gruppeto di bambini che si sta rinfrescando in un'insenatura della roccia piena d'acqua. La nostra presenza li fa sorridere molto.

 
Riprendiamo il nostro percorso, fermandoci solo per un pasto a picnic offertoci dagli abitanti di un villaggio nelle vicinanze.
Anche qui vi sono molti bambini e anche con loro trascorriamo veramente troppo poco tempo, ma che ci resterà per sempre dentro in un dolce ricordo fatto di teneri sorrisi, sorprese e giochi ….




Nel pomeriggio ci attende un lungo tragitto per raggiungere la città di Ranohira, dove potremo visitare lo splendido parco dell'Isalo.
Lungo il tragitto, la strada si chiude in un puntino all'orizzionte davanti ai nostri occhi, ai lati una vegetazione sempre più brulla e bassa.



Due brevi soste, una obbligata per la sostituzione del pneumatico che si è forato, una per ammirare lo splendido tramonto. Tutto intorno a noi si colora di un rosso caldissimo, la terra, altrettanto rossa, si fonde in un tutt'uno con il cielo. Il sole discende sempre più rapidamente fino a scomparire.







Arriviamo al nostro hotel, “Le relais de la reine”, con il buio della sera, ed anche qui, possiamo solo immaginare la bellezza del posto, che potremo scorgere solo l'indomani mattina, con le prime luci del sole.



Domenica 12 settembre … Visita al Parco Nazionale dell'Isalo.
Al nostro risveglio ci affrettiamo ad uscire dal bungalow per ammirare la natura che ci circonda. Siamo in una struttura molto particolare, incastonata nelle rocce del parco. Una serie di stradine tracciano il percorso tra le rocce che dai bungalows giunge alla struttura centrale.




La vegetazione si presenta brulla ed al tempo stesso lussureggiante e ci da una piccola anticipazione di quello che è l'aspetto del parco.



 
Un'area naturale protetta situata nella parte centro-meridionale del paese. Presenta un paesaggio differente da qualsiasi altra regione dell'isola, con grandi formazioni rocciose modellate dal vento, il Massiccio dell'Isalo, immerse in una vegetazione molto simile a quella della savana continentale africana.
Il parco include oltre 80.000 ettari del Massiccio dell'Isalo, un insieme di formazioni rocciose arenarie caratterizzate da canyon, gole e altre conformazioni spettacolari, verdi e lussureggianti oasi, con cascate e piscine naturali, raggiungibili attraverso particolari percorsi. I due principali canyon sono il canyon dei topi e il canyon delle scimmie , abitato dai lemuri. Noi avremo modo di visitare quest ultimo, il canyon di Namaza.
La fauna del parco è molto ricca, vi abitano numerose specie di uccelli, rettili, mammiferi e lemuri, che si mostreranno a noi molto facilmente.
Particolarità del parco è di essere sul territorio in cui per tradizione ricadono alcune sepolture dell'etnia Bara, i cui componenti usano seppellire i loro morti in grotte naturali. Per questo il territorio è sentito come luogo sacro e di culto e veniamo invitati ad essere molto rispettosi.
Arriviamo all'ingresso del parco quando il sole è già alto. La nostra meta è la piscina naturale, dove molti visitatori sono soliti rinfrescarsi facendo un tuffo nelle sue acque.
Seguiamo un percorso, guidati da una delle guide del parco, Dollar. All'inizio possiamo subito notare le tombe dei Bara. Infatti alcune di esse sono state aperte per spostare i resti dei defunti. 



Tomba defunto Bara, chiusa dalle pietre



In Madagascar è molto sentito il culto dei morti. I funerali vengono celebrati con particolari festeggiamenti. Gli antenati hanno un'influenza molto forte sulla vita della popolazione. Vi sono varie credenze. Per occupare territori in cui sono sepolti dei defunti, è necessario che questi acconsentano. Per effettuare qualsiasi tipo di lavoro che possa in qualche modo interferire con le tradizioni, gli antenati devono acconsentire. Quando avvengono strani eventi, gli autori sono gli antenati che esprimo la loro disapprovazione. La religione cattolica è molto forte, ma nonostante ciò la popolazione è fortemente suggestionata e influenzata dalle credenze legate agli antenati e ai loro spiriti.
Il tragitto è molto lungo, ci impiegheremo qualche ora per arrivare alla nostra prima tappa, un'area adibita a campeggio. Il paesaggio intorno a noi è spettacolare, più risaliamo la pista, più intorno a noi compaiono formazioni rocciose dalle forme più particolari. Alle nostre spalle un panorama mozzafiato, un vero e proprio canyon. Cominciamo a vedere i primi baobab.. nani, molto più piccoli di quelli che vedremo nei giorni successivi, incastonati nelle rocce, con dei graziosi fiori gialli.





Arrivati al campeggio, incontriamo i gruppi di lemuri che, attirati dalla presenza dell'uomo e dal cibo, si aggirano nei paraggi. E' da subito palese che sono abituati a coesistere con l'uomo. Si lasciano avvicinare, fotografare. Molti sono al suolo, altri arrampicati suglia alberi. Una femmina passeggia vicino all'aerea ristoro del campeggio, con il suo piccolo al ventre. Alcuni arrampicati a coppie sugli alberi, si lasciano avvicinare e possiamo fare le prime foto praticamente con loro.








Dopo una breve sosta in compagnia dei lemuri, riprendiamo il nostro cammino verso la piscina naturale. Ci vorrà ancora mezzora di camminata, prima di cominciare ad avvicinarci al corso d'acqua che forma questa piscina. Più ci avviciniamo ad esso, più la vegetazione diviene folta e verde.



Finalmente, più in basso rispetto a noi , vediamo la piscina. Discendiamo ed anche qui ai nostri occhi qualcosa di veramente meraviglioso. 



Il corso d'acqua, con una serie di cascate, termina a formare un laghetto, dove l'acqua sembra davvero limpida, intorno grotte e insenature. Molti componenti del nostro gruppo, i più temerari, si buttano in acqua. A sentir loro, la sua temperatura è tutt'altro che calda, ma sembrano divertirsi molto e soprattutto trarre grande giovamento in seguito alle fatiche della lunga camminata sotto il sole.
Il luogo ha un fascino ed un mistero particolare. Ciprian ed Hery ci raccontano di una misteriosa vicenda di spiriti, ninfee, persone smarrite e poi ritrovate, catturate dagli spiriti e poi fuggite. Per noi sono solo storie che danno ancora più fascino al posto, ma ci rendiamo conto che la gente del posto è veramente condizionata da queste vicende e vi crede realmente.
Ripercorriamo la strada a ritroso, il cammino è lungo, ma ad aspettarci c'è un gustoso pranzo che consumeremo a picnic, immersi nella natura.
Nel pomeriggio un'altra impegnativa camminata. Seguiamo un percorso lungo dei corsi d'acqua, fra le rocce, nelle gole dei canyon. Raggiungiamo dapprima la cascata delle ninfee che, secondo le credenze, un tempo era da esse abitata. 




 


Quindi ritorniamo sui nostri passi, per prendere la deviazione e raggiungere altri due laghi, il lago blu e il lago nero. Sono posti davvero particolarmente affascinanti.



 
Sfiniti ritorniamo verso l'uscita del parco. L'ultima tappa, prima di rientrare in albergo, è la finestra dell'Isalo. Una cavità naturale aperta nella roccia, all'interno della quale è possibile osservare dei giochi di luce al tramonto del sole.



La giornata è stata davvero impegnativa e la stanchezza è davvero molta.
L'indomani dovremo percorrere molta strada per arrivare finalmente al sud del paese, sulla costa, dove vedremo finalmente il mare, nella località di Ifaty. 



Lunedì 13 settembre .. partenza verso Tulear e Ifaty, nel profondo sud del Madagascar.


 
La sveglia è come al solito prestissimo, per giungere a Ifaty dovremo percorrere 270 Km. Lasciamo quest'area del Madagascar, particolarmente conosciuta per i ritrovamenti di pietre preziose. Per questa ragione è anche considerata una zona poco sicura, in quanto vi sono varie bande che smerciano pietre tra le quali spesso avvengono degli scontri. Questo particolare ci viene raccontato da Ciprian solo mentre lasciamo la zona, ovviamente per non spaventarci al nostro arrivo, nei precedenti giorni.
Lungo la strada facciamo una breve sosta nel villaggio di Sakaraha, per cercare una memory card per la fotocamera di qualcuno del nostro gruppo. Percorriamo la strada principale, lungo la quale possiamo osservare uno spaccato della vita dei suoi abitanti. Dei bimbi si nascondo dietro le staccionate, una donna ed un ragazzo espongono gli utensili di loro creazione, la cui lavorazione avviene ai bordi della strada. Altre donne sono intente nella preparazione di spiedini a base di carne e verdure, alcune di loro hanno il volto decorato, secondo la tradizione malgasy.







In questo contesto troviamo un negozio che vende accessori tecnologici. Dopo avervi curiosato dentro, attendo fuori e mentre mi guardo intorno sento dei suoni noti e inusuali per il posto in cui mi trovo.. videogiochi. Mi sporgo ad osservare la struttura adiacente e trovo una sala giochi. Uno schieramento di quattro televisori dotati di console e un folto gruppo di ragazzi, grandi e piccoli, intenti nel gioco più largamente diffuso fra i nostri bambini.


Cerco di fare subito la loro conoscenza, scherziamo un po', uno di loro mi sporge il joystick. Avete mai provato a togliere di mano il joystick ad un ragazzino in Italia ? E' praticamente impossibile !!!

Non avreste voluto pacciocare anche voi il suo facciotto ?!?

 

 

Riprendiamo il nostro viaggio. Ai lati della strada grandi distese, si cominciano a vedere i primi giganteschi baobab. 




Ci fermiamo ancora una volta per osservare da vicino una tomba tipica dell'etnia Betzileo. Tipica è la presenza degli "aloalo", piccoli totem in legno su cui vengono scolpite figure e momenti particolari della vita del defunto. Vi sono anche numerose corna di zebù, considerate un simbolo di prestigio e di ricchezza. Più numerose sono quelle collocate sulla tomba, maggiore è il numero di zebù sacrificati, più importante è il defunto. 



La zona sembra disabitata, ma in un attimo ci ritroviamo diverse persone intorno. Anche qui pare che non sia troppo raccomandato andare a spasso in libertà.
Le condizioni del manto stradale peggiorano sempre più. Abbandoniamo la strada asfaltata per percorrere, dapprima una strada volutamente lasciata in condizioni di degrado, successivamente una pista sterrata.



Pare che le strade siano volutamente lasciate in queste condizioni, dai taxisti locali, che in questo modo possono continuare ad accompagnare i turisti lungo il tragitto verso le località lungo la costa, piuttosto che consentire loro di poterlo fare in autonomia.
Anche questa zona non è particolarmente sicura. Gli stessi taxisti spesso si organizzano con malviventi del posto, avvertendoli dei loro passaggi, al fine di derubare i turisti che trasportano. Questi sono dettagli che ci ha raccontato Ciprian, sempre premuroso di fornisci ogni particolare informazione dei luoghi che incontriamo. Di fatto a noi non è successo nulla di tutto ciò.



L'unico episodio che ci è accaduto, che racconto con la spirito con cui è stato vissuto, entusiasmo e ironia, è il momento in cui sulla pista verso Ifaty, il bus davanti a noi si è insabbiato e dal ciglio della strada è accorsa un sacco di gente per aiutare l'autista a sbloccare il veicolo. Noi eravamo nel bus dietro e abbiamo assistito alla scena. Ciprian ci ha raccontato che sovente sono le persone del posto che creano questi dissestamenti sulla strada, per creare difficoltà ai mezzi che vi transitano, correre in soccorso e chiedere una mancia per il servizio prestato.
La nostra guida è molto conosciuta ed esperta e non ha subito nessun tipo di pressione dalla gente del posto. Noi che eravamo dietro il primo bus del nostro gruppo, abbiamo avuto modo di prepararci a superare l'ostacolo in cui è caduto l'autista che ci precedeva. Il nostro autista è stato molto bravo, sostenuto dalle nostre forti incitazioni, è riuscito a superare più di una volta gli ostacoli di percorso, senza bloccare il mezzo. Noi abbiamo vissuto questi momenti con estremo entusiasmo e ironia, senza nessun tipo di paura e forse con un pizzico di incoscienza.

Lungo il tragitto possiamo osservare intorno a noi le case dei pescatori.



Queste case, costruiti con mezzi di fortuna, vengono spesso spazzate via dalle intemperie e, particolare molto curioso, quando i pescatori traslocano per spostarsi da un'area ad un'altra più pescosa, le smontano e le portano con se, per rimontarle a destinazione.

In lontananza si intravedono donne con ceste sulla testa e secchi di acqua, zebù, carrettini trainati da zebù.





Arriviamo a destinazione qualche ora prima del tramonto. Abbiamo viaggiato tutto il giorno per raggiungere la provincia di Toliara e Ifaty, il villaggio più interessante della costa, dove passeremo la notte. Ma prima ci fermiamo a visitare un giardino botanico di Baobab. Al nostro arrivo siamo scortati da una marea di bambini, fino all'ingresso del giardino.
All'interno possiamo ammirare svariati esemplari di baobab giganti. Questo è un tipo di pianta davvero particolare. Ha radici molto profonde, un fusto di circonferenza che può raggiungere fino a 40 metri. Talvolta possiede poche ramificazioni, produce dei frutti commestibili.






Nel giardino vi sono vari esemplari che prendono il nome dalla loro forma. Vi è il baobab in amore, solitamente in coppia con un altro esemplare con cui si intreccia quasi a sembrare in un gesto amore. Vi sono i baobab femmina e maschio, o ippopotamo, dalle forme simili agli organi riproduttivi femminili e maschili. Il baobab sgabello la cui base del tronco ha la sembianza di un piccolo sedile. Il baobab caffettiera, il più grande esemplare che possiamo osservare, dalla forma di caffettiera ed un tronco larghissimo, il più ampio visto sinora.




  
Sono tutti molto affascinanti, soprattutto quando il sole comincia a calare, si fa quasi buio e l'atmosfera si riempie di magici colori.


 
Usciamo dal giardino al tramonto scortati dai ragazzini incontrati all'arrivo.
Raggiungiamo il nostro bus, che ci conduce all'hotel dove potremo godere di una bellissima vista sul mare.




Martedì 14 settembre .. relax sulle spiagge di Ifaty.
In questa giornata ci concediamo un pizzico di relax. Alcuni del nostro gruppo decidono di uscire con le barche dei pescatori per andare ad esplorare la barriera corallina, che dicono essere una delle più belle e abitate. 





Noi invece decidiamo di restare a riposarci dopo le lunghe ed intense giornate trascorse.

Un giretto sulla spiaggia .... per salutare gli intrepidi in partenza sulle barche dei pescatori ....

 





Un tuffo in piscina per rinfrescarci un pò ... come si può resistere ...








  
E mentre ci asciughiamo al sole, veniamo rapiti da questo simpaticissimo uccellino che ruba le gocce di acqua che scendono dalla doccia ..









... e da tutto il resto che è al nostro orizzonte ...

Nel pomeriggio ripartiamo verso Tulear , dove ci attende il volo che ci riporterà ad Antananarivo.
Prima di imbarcarci abbiamo ancora il tempo di fare una passeggiata a piedi per il mercato della cittadina. Le bancarelle di frutta e verdura sono piene di colori e molto invitanti. Ciprian acquista per noi un frutto di None e prova anche con un mango e un frutto di baobab, che purtroppo non sono maturi al punto giusto. Siamo nella stagione invernale e questa frutta esotica, non è matura al punto giusto !



Rimaniamo fortemente impressionati dal mercato delle carni. Durante il viaggio per il paese, ma non solo qui in Madagascar, abbiamo avuto modo di osservare come viene venduta la carne. Ai bordi della strada, senza mezzi di conservazione. Immaginate un capannone pieno di banchi di carne, non conservata al fresco, scoperta. Vi assicuro è molto impressionante per noi abituati al massimo dell'igiene. Eppure qui è del tutto normale, non esistono i frigoriferi, non esiste alcun mezzo per conservare la carne, il pesce viene pescato e cucinato immediatamente, oppure essiccato, la carne non da l'impressione di avere un ottimo aspetto.



Usciamo dal mercato per raggiungere il nostro bus e possiamo notare per le strade, oltre al normale traffico di automobili, biciclette e numerosi pusse pusse. 



   
I pusse pusse sono delle carrozzelle trainate da uomini a piedi scalzi. Secondo le credenze questi uomini sono reincarnazioni di persone defunte, che nella loro vita hanno commesso fatti poco leciti, per i quali sono stati costretti a fuggire dai loro luoghi di origine. Hanno particolarmente paura della sabbia, mai gettare loro in faccia la sabbia. Infatti durante i periodi dell'anno in cui sulla città si abbattono tempeste di sabbia, questi personaggi scompaiono dalla circolazione.
La nostra permanenza in questo splendido sud del Madagascar termina così. Purtroppo dobbiamo lasciare Ciprian e Hery che ci hanno accompagnato finora in questo magnifico viaggio.
Voliamo verso Antananarivo, dove arriviamo in serata, per prepararci a trascorrere l'ultima giornata di questo nostro viaggio itinerante.

Mercoledì 15 settembre ..visita di Antananarivo
Questa sarà l'ultima giornata prima di fare rientro a Nosy Be.
Durante la mattinata faremo un giro della città, accompagnati dalle nostre guide di questa giornata. La città è molto caotica, ricca di colori e scorci molto particolari, stili architettonici che palesano come sia cambiata nel tempo. Facciamo una passeggiata al mercato dei fiori che devo dire non è molto differente da uno dei nostri.






Terminato il giro della città raggiungiamo il Lemurs Park. 



Parco privato, ospitante numerose varietà di lemuri che vivono in completa libertà. Qui possiamo finalmente incontrare il Sifaka, lemure detto ballerino per la sua andatura. Questa specie infatti non cammina normalmente, ma saltellando. Possiamo fare degli incontri veramente ravvicinati, alcuni esemplari scendono al suolo, una mamma con il suo cucciolo saltella verso il basso alla nostra altezza. Un altro esemplare saltella lungo una staccionata, fermandosi a prendere il sole o a mettersi in posa per noi, che possiamo riprendere i suoi occhi splendenti.





Altre varietà di lemuri sono presenti nel parco. Vivono in libertà, ma sono cibati dall'uomo. Osserviamo il momento del loro pasto. Sembrano proprio dei piccoli cuccioli, che con le loro manine portano alla bocca i pezzi di frutta.




Questa è la nostra ultima esperienza sulla grande isola del Madagascar, infatti dopo il pranzo ci rechiamo all'aeroporto, dove attendiamo il volo che ci porterà a Nosy Be. Qui trascorreremo in completo relax gli ultimi giorni della nostra vacanza.


Giovedì 16 settembre … domenica 19 settembre
Queste giornate trascorrono all'insegna del relax e del riposo assoluto, dopo le piacevoli fatiche dei giorni trascorsi in giro per il paese.

Non ci perdiamo l'ultima escursione verso un'isola di pescatori.
Qui possiamo fare la conoscenza degli abitanti dell'isola che vivono principalmente dei frutti del mare.





  


Sull'isola vi è qualche esemplare di lemure che è particolarmente attratto dall'uomo o forse dalla suo cibo.

 



 
Si avvicinano al punto che arrivano a salirci sulle spalle e farci provare una grandissima emozione.



Lasciata l'isola alcuni di noi, tra cui ovviamente io, si recano in una zona vicina dove è possibile ammirare la barriera corallina e i suoi abitanti.
Appena mi immergo, mi rendo conto che non sono tantissimi i pesci ad abitarla, ma le tartarughe marine sono numerose. Ne posso seguire quattro o cinque, nuotare sopra di loro e osservarle da vicino. E' un'esperienza sempre bellissima.


Questa è l'ultimo vero contatto con la natura e la popolazione malgasy.
Il resto sarà davvero solo riposo, sole, mare, divertimento e buonissime mangiate di pesce freschissimo. Anche questo fa parte di questa splendida vacanza in Madagascar.








 
Lunedì 21 settembre ..back home
Arriva il momento di rientrare a casa. Ma portiamo con noi degli splendidi ricordi di un paese 
magico, abitato da persone uniche. Sarà una nuova esperienza che non dimenticheremo mai.





Ringraziamenti
Un grazie immenso a  mio marito Massimo, mio compagno di vita e di viaggio. Con lui ho potuto vedere luoghi del mondo meravigliosi e vivere esperienze irripetibili.

Grazie anche a Gianni, il nostro agente di viaggio di fiducia, che asseconda ogni nostra richiesta, dandoci preziosi consigli e organizzando sempre tutto nei minimi dettagli, con grande professionalità e impegno.

Non mi resta che chiudere questo mio diario, nella speranza di avere presto altri luoghi di cui parlare.


Sofia Sterchele